Tabù di Giordano Tedoldi

Tabù è un romanzo scritto da Giordano Tedoldi, pubblicato nel 2017, che fa parte della collana Narrazioni gestita da Vanni Santoni per Tunuè.

Piero Origo è un uomo che vive in un paese non ben identificato, a volte sembra Italia e a volte no, è nessun luogo ed è tutti i luoghi.

Il protagonista è innamorato di Emilia, che è sposata con Domenico, il suo “migliore amico”, o forse più un amico utile per secondi fini. Il libro si apre perciò con un tabù, forse il più grande di tutti: “non desiderare la donna d’altri” (soprattutto quella del proprio migliore amico). Ma alla fine in tutto questo Domenico c’entra ben poco, perché sarà Emilia a compiere ardite scelte per sé stessa.

Questo tabù è profondamente collegato a quello dell’adulterio, del tradimento: quale peggior comportamento da perpetrare? (da notare che nella Bibbia è l’unico che è ripetuto per ben due volte).

L’infrangere questo tabù porterà Piero ad un’escalation di comportamenti e situazioni considerate inammissibili dalla società. Tra questi: il far parte di una comune, la morte, l’incesto, il cannibalismo.

A metà della narrazione si verifica poi un passaggio di testimone: un cambio del narratore, che personalmente ho amato di meno, ma che risulta più funzionale al delirio che ne consegue. Si tratta infatti di un prete, Padre Eusebio Kuhn, che verrà trascinato nella scorrettezza proprio da Piero, come se nulla si potesse salvare una volta che un tabù viene infranto, neppure le persone con cui si viene a contatto.

Tutto quello che viene compiuto tra le pagine di questo libro ha però un solo obbiettivo, un solo fine e un solo scopo: l’amore.

L’amore è ciò che muove tutto il romanzo, pur nelle sue declinazioni più ossessive e perturbanti.

Leggendo Tabù di Tedoldi sentiamo qualsiasi convinzione scivolarci dalle dita. Leggiamo di azioni moralmente sbagliate, talvolta atroci, eppure al massimo ci appaiono come un delirio quasi giustificabile.

Qual è la realtà? È questa la grande domanda che si genera in noi a causa dello stile a tratti schizofrenico che caratterizza il romanzo.

I ricordi di Piero si sovrappongono a quelli di altri, egli stesso inizia a dubitare della propria memoria. I personaggi che circondano Piero sono poi un ulteriore elemento ammaliante e allo stesso tempo mortale: come non ricordare la perfetta e angelica Dolly, e le sue perfidie? O la morbosità e le afflizioni di Marco? O ancora Padre Eusebio, Eva, Angela, Diego?

La progressiva perdita di aderenza con la realtà crea un effetto destabilizzante e assolutamente mistico: i due aggettivi che probabimente descrivono meglio questa storia oscura di autodistruzione.

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